Intervista esclusiva al numero 10 dell’FC Clivense Francesco Gasparato. A 41 anni, vero leader della squadra di Aglietti.
Sei ormai un veterano della categoria, hai girovagato in lungo e in largo fino all’Eccellenza. Parlaci della tua carriera.
“Sono partito nel quartiere dove vivo, alle Golosine, ho fatto tutto il settore giovanile, fino ad arrivare in prima squadra. Poi sono stato preso dal Foroni, ma all’improvviso la società fallì. Provai a fare un ritiro con i professionisti disoccupati, le cose sembravano andare bene, invece sfumò tutto. Da lì ho fatto il meglio che potevo, andando nel mantovano, in Eccellenza nel modenese, 9 anni in giro per la Lombardia. A Legnago abbiamo raggiunto la finale di coppa Italia e siamo stati promossi in Serie D, come la stagione successiva al Sarego. Nel 2013 sono stato campione d’Europa nella UEFA Regions’ Cup, la massima competizione per calciatori dilettanti, una selezione su più di 2000 giocatori. In carriera sono arrivato a nove campionati vinti, quindi mi manca il decimo, sono qua per quello. Ho fatto più di 550 presenze sul campo, superando i 200 gol, ormai ho perso il conto. È ora di riprendere a contarli, speriamo di toglierci delle belle soddisfazioni”.
Com’è nata l’idea di venire all’FC Clivense?
“A dir la verità quest’anno avevo deciso di non cercare niente, quello che veniva andava bene. Stavo quindi per iniziare un’avventura amatoriale quando sono stato contattato da due miei amici, dicendomi che c’era questo progetto in ballo, che stavano facendo dei provini per trovare nuovi giocatori. Mi sono interessato e un pomeriggio mi hanno invitato ad andare a parlarne. Ho avuto subito una bella impressione, ho colto l’entusiasmo che ci vogliono mettere”.
La tua esperienza può essere d’aiuto ai compagni più giovani?
“L’obiettivo è quello di trasmettere la mia passione, vista la situazione particolare in cui ci troviamo, e cercare di tarpare anche un po’ le ali. Perché è molto facile farsi trasportare dall’entusiasmo che abbiamo intorno, essere convinti di essere più di quello che si è, magari sottovalutando il lavoro da fare. Cercherò di essere un trascinatore, lo sono sempre stato, mi piace assumermi questa responsabilità. Io lo sport, il calcio, a qualsiasi livello, l’ho sempre visto come un piacere, una passione positiva, ma anche come un impegno, una sorta di lavoro, perché se non lavori bene non arrivi da nessuna parte”.
Il ruolo da trascinatore l’hai già fatto vedere all’esordio, con la maglia numero 10 sulle spalle. Il campionato è appena iniziato, ma come giudichi la squadra? E mister Allegretti?
“Premettendo che qualsiasi giudizio sarebbe approssimativo, secondo me tra un mese e mezzo saremo molto forti, per questa categoria. Sono convinto che abbiamo qualcosa in più rispetto agli altri. Mancano 3/4 ragazzi importanti dell’ossatura della squadra, fuori per infortunio, non siamo ancora al completo. Il mister è stato coraggioso, con l’esperienza acquisita ha visto dove può portarlo in futuro questo progetto. Glielo auguro, ci conosciamo da poco, ma mi sembra una splendida persona. E poi è un professionista, fare solo un anno ad ascoltarlo e seguire i suoi consigli, non si è mai finito di imparare, nemmeno alla mia età. Anche per un mio ipotetico futuro da allenatore”.
Domani la seconda partita, la prima in casa. Una curva con 500 tifosi non si è mai vista in terza categoria, vi dà una carica ulteriore?
“Sicuramente sì, è difficile da spiegare. Mi era capitato di giocare in qualche campo o stadio con tante persone, ma venivano a vedere la partita, non erano veri e propri tifosi. Li senti dal campo, è una spinta che ti danno: sabato scorso quando abbiamo fatto il primo gol, mi è venuta la pelle d’oca, si è sentito un boato clamoroso. Domani la prima in casa, probabilmente con ancora più pubblico, so che siamo già arrivati a più di mille prevendite. Ora come ora sembra una bellissima avventura, iniziata nel migliore dei modi, speriamo che prosegua così”.