Sulle pagine de Il Fatto Quotidiano, Sergio Noto, Professore di Storia economica, condanna l’intero sistema calcio italiano.

Riportiamo un passaggio dell’articolo scritto da Sergio Noto. Per leggere la versione integrale clicca qui.

Chievo Verona, fine della favola: il calcio italiano andrebbe radiato e rifondato.

Accade nella bella, placida e presunta ricca Verona, nell’anno dei trionfi europei della Nazionale italiana. Sarà casuale, ma le vittorie del calcio ultimamente hanno strane coincidenze. Già la Coppa del Mondo in Germania nel 2006 era arrivata subito dopo il bruttissimo scandalo di Calciopoli, come a coprirne la poco prestigiosa risonanza. Di questi giorni, nel calcio dei problemi, tiene banco la storia triste del Chievo Verona, una società-miracolo almeno dal 2001, spese contenute, bilanci in ordine, successi modesti ma ragguardevoli per le dimensioni della società, a lungo un esempio.

Di colpo, in forza delle sentenze della giustizia sportiva, ci dicono che tutto questo era falso: il presidente sarebbe un incapace e la società gestita malissimo. Si parla di oltre 40 milioni di debiti con il Fisco, ma non sono emersi contemporaneamente casi di malversazione (cosa che, al contrario, accade spesso), né alcun uso improprio o per fini personali del denaro della società. Eppure. Certo, la gloria sportiva non va sempre di pari passo con i contenuti morali, ma se fosse vero il contrario?

Il Chievo è stato recentemente dichiarato “fallito” prima dalla Federazione, con successiva ratifica del Coni, benedizione del Tar e amen del Consiglio di Stato, sulla scorta peraltro inoppugnabile dei debiti accumulati e dell’impossibilità di farvi fronte. Ma se Federazione, Covisoc e compagnia cantante controllano seriamente e regolarmente i bilanci della società, come è possibile che tutto questo debito, accumulato in diversi anni, non sia stato individuato e corretto molto prima dell’irreparabile? Dove era il gioiello, l’esempio che si decantava?

Il dubbio, sfortunatamente, è che non tutti i debiti siano uguali. Ci sono i debiti che in qualche modo vengono ripianati. Poi i debiti che subiscono mutazioni miracolose e si trasformano in quasi-crediti. Ci sono perfino i debiti che “dopo accurate verifiche” non esistono più. Infine, ci sono i debiti dei “fessi”, quelli di quanti non hanno capito le possibili conseguenze dell’etnologia del debito. E quando se ne accorgono è già troppo tardi.

Continua…

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *