Intervista dell’ex gialloblu alla Gazzetta dello Sport, dopo il debutto del fratello Samuele ieri col Chievo.
Palacio si è tenuto il pallone della tripletta. E lei dopo tre assist?
“Ho tenuto la mia maglia. La mamma mi ha detto di portarla a casa”.
Come Messi chi infila palloni del genere vede oltre.
“Non so se alla Messi, ma so che a un certo punto appare uno spazio e quello è il momento giusto. Almeno ci provo”.
Lei poteva andare da Messi e invece è andato da El Trenza Palacio.
“È vero: il Barca si era interessato a me, ma alla fine ho preferito il Bologna. Perchè? Era il giusto e graduale step da fare”.
Cosa le sta insegnando Mihajlovic?
“Il mister mi dice sempre: quando ho la palla devo giocare da brasiliano, provare la giocata, puntare l’uomo, avere l’idea pronta, quando sono senza da italiano e sacrificarmi in difesa. E cerco di fare così”.
Se non avesse fatto il calciatore?
“Mi sarei iscritto all’Università: giurisprudenza o lingue. Quante ne parlo? Italiano, portoghese, spagnolo e inglese”.
Ha più visto Totti dopo quel battesimo così delizioso?
“No, perchè poi ha smesso… Però quel giorno è indimenticabile”.
C’è un altro talento in casa Vignato: Samuele, 2004.
“Chi è più forte fra me e lui (sorride)? È forte anche lui, ha appena debuttato in B col Chievo. Se potessimo anche solo avvicinarci alla carriera fatta dai fratelli Inzaghi? Firmerei…”.
Qual è il suo sogno?
“Fare grandi passi col mio Bologna e, un giorno, magari riuscire a giocare la Champions”.
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foto: bolognafc.it