Il giorno dopo l’insulto razziale di Marconi a Obi e i comunicati di Chievo e Pisa, il centrocampista gialloblu racconta la sua versione dei fatti.
Continua a tenere banco e a far discutere lo sgradevole episodio a sfondo razziale andato in scena ieri durante Pisa Chievo. Già dopo il triplice fischio finale la partita si era spostata sul web, con il botta e risposta tra le due società a suon di comunicati ufficiali.
Il Chievo ad esprimere solidarietà nei confronti di Obi e a denunciare immediatamente l’accaduto, auspicando un pronto intervento da parte della procura, dopo che in campo nessuno della quaterna arbitrale era intervenuto in merito.
Il Pisa la cui risposta dai toni fin troppo sopra le righe non è tardata ad arrivare, rincarando anzi la dose e facendo di tutto per scaldare ulteriormente gli animi: prima ha negato qualsiasi coinvolgimento del proprio tesserato Marconi, quando in realtà da prova tv si può sentire il momento preciso in cui viene pronunciato l’epiteto offensivo “La rivolta degli schiavi”. Inoltre ha tentato di rigirare le colpe accusando in modo diffamatorio la società gialloblu di non essersi distinta negli ultimi anni per valori di etica, fair play e rispetto delle regole basilari dello sport.
Ci pensa allora lo stesso Obi a chiarire la situazione, raccontando la sua versione dei fatti all’ufficio stampa del Chievo: “Verso la fine del primo tempo c’è stata un’azione nella quale io ero davanti alla palla, Marconi mi viene da dietro e mi rimbalza addosso chiedendo il fallo. L’arbitro gli spiega che non c’era nessun fallo da fischiare. É stato in quel momento che gli è uscita questa frase sulla rivolta degli schiavi, che io ho sentito mentre rincorrevo la palla”.
“Lì per lì ero troppo preso dalla partita, cercavo di essere superiore e soprattutto di vincere per dimostrare che valgo più di quello che mi era stato detto. Però la frase l’hanno sentita tutti quelli che erano nei paraggi. Alla fine del primo tempo i miei compagni e lo staff mi sono stati vicino per tranquillizzarmi, mentre Marconi non ha negato di aver detto quel che aveva detto, spiegando all’inizio del secondo tempo che la frase era rivolta alla nostra squadra”.
“Ha più volte ripetuto che avrebbe voluto chiedermi scusa, che lui non è un razzista. Io gli ho risposto solo «vai a c…, non parlo con i razzisti». E lui sempre lì a cercare il confronto, evidentemente sapeva di aver combinato qualcosa. A mente fredda ho capito che forse sarebbe stato meglio fermarsi. Tanto più che mentre tornavamo a Verona ho letto il comunicato del Pisa, che per me è ancora più grave rispetto a quel che era successo in campo”.
“Ci mancava solo che passassi io per quello che cercava di incitare all’odio. Dentro di me mi sentivo male sapendo che rischiavo di passare pure per bugiardo. Io sono il primo a dire che dobbiamo vivere tutti uguali“. Stamattina gli ispettori federali sono andati a Veronello per ascoltare Obi, alcuni compagni tra cui Garritano, il team manager Pacione e il segretario generale Busala.
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fonte dichiarazioni: L’Arena
foto: seriebnews.com